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Il ciclamino, Cyclamen hederifolium, come altre piante, possiede un significato speciale nel linguaggio dei fiori, ma le interazioni culturali hanno creato diverse associazioni di significato nel tempo e nello spazio.
Il significato del suo nome deriva dal greco Kyklos, che significa cerchio, proprio per la forma arrotondata dei suoi petali e foglie.
Sebbene il ciclamino abbia avuto una connotazione principalmente negativa, oggi rappresenta aspetti positivi. Il suo duplice significato deriva dal contrasto fra la bellezza dei suoi fiori e la tossicità dei tuberi, dalla sua crescita in penombra e dalla varietà di colori che spaziano dal bianco al rosso.
Nell’antica Roma, il ciclamino era visto come un autentico talismano contro le maledizioni e le magie oscure. Donarlo equivaleva a proteggere qualcuno dal male. Era quindi un autentico portafortuna, un valido antidoto contro le influenze negative, grazie alla sua natura tossica (come lo erano anche le altre piante “pungenti”). Per gli antichi Greci, invece, la sua bellezza e la rapida propagazione lo elevavano a simbolo di fertilità e amore… ed era considerato anche afrodisiaco, simbolo di prosperità per le giovani coppie.
Recenti studi hanno messo in luce come il profumo del ciclamino possa aumentare la fiducia in se stessi, rendendolo un dono particolarmente prezioso per chi desidera elevare la propria reputazione.
Il linguaggio dei fiori ha origine nel medioevo, un’epoca caratterizzata dal progresso nella medicina e nella comprensione delle piante, delle erbe e delle radici. In questo contesto si sono sviluppate anche le associazioni negative col ciclamino. Probabilmente tutto ciò nasce dal netto contrasto tra l’eleganza dei suoi fiori, l’affinità per le aree ombreggiate e la tossicità dei suoi tuberi, che mentre risultano nocivi per gli esseri umani, non lo sono per altri animali. In quest’epoca, addirittura si raccomandava persino alle donne in gravidanza di evitare di calpestarlo, temendo che tale gesto potesse recare danno al nascituro!
Il dualismo del ciclamino potrebbe quindi arrecare incertezze nel donarlo.
Oggi il ciclamino continua a incantarci con la sua bellezza e ci suggerisce significati positivi: ricordo infatti che questo fiorellino favorisce l’autostima e la considerazione di se. Il fiore è simbolo della fertilità e si dona come buon augurio per l’arrivo di un figlio o un nuovo membro in famiglia. La pianta può essere regalata anche a chi ha avuto un periodo sfortunato e vuole risollevarsi e tornare ad avere un futuro vincente.
Come avviene frequentemente in natura, esiste una notevole differenza morfologica tra i membri della stessa specie ma di sesso diverso.
Amati… odiati… temuti…
Al crepuscolo, in Carso, si possono fare questi incontri: per alcune persone sono animali insignificanti, per me sono magici!
Mentre aspetto la loro comparsa, mi vede un escursionista, si avvicina a me e mi chiede se aspetto caprioli o qualche altro animale.
Gli faccio vedere una femmina di Cervo volante che ho trovato nascosta nelle foglie, poco più in là. Si sorprende: non sapeva nemmeno ci fossero.
Gli racconto qualcosa sulla loro vita, e anche lui ne rimane affascinato.
Sono animali spendidi, non finirò mai di dirlo.
In luoghi ancora poco conosciuti si trovano angoli di incredibile bellezza che in autunno danno il meglio di sé.
In tutta l’Islanda, lo sappiamo, ci sono dei contrasti davvero affascinanti.
Qui ad esempio, in questo scorcio d’Islanda, sono stata rapita dalla bellezza dei caldi colori della vegetazione, i muschi verdi, le rocce laviche nere, il contrasto con l’acqua che scorreva limpida e fresca…
Non credo di esagerare dicendo che questo è un angolo di paradiso!
Soprattutto ricordo che qui non c’era nessun turista, nessuna folla, nessun schiamazzo… E quato si che è incredibile in Islanda, in questa stagione!
Funghi funghi…
Gioielli d’autunno! Ce ne sono di tutti i tipi, tutte le forme e tutti i colori…beh questi sono abbastanza comuni ma io sono innamorata delle lamelle di ogni fungo che vedo!
Come ogni creatura del bosco, anche attorno ai funghi si sono raccontate molte leggende. Una di queste narra che i funghi sarebbero nati dalle briciole di pane cadute in un bosco da due pagnotte che Gesù e San Pietro stavano mangiando mentre camminavano nella foresta. Le due pagnotte erano l’una bianca e l’altra nera, e le briciole cadute originarono i funghi Buoni e quelli Velenosi.
Io non sono esperta conoscitrice di funghi, proprio per questo non li raccolgo ma adoro fotografarli!
Buon autunno a tutti!
Il proprio sito è uno spazio dove l’autore o l’autrice parla dei suoi pensieri, del suo credo, del suo modo di essere: penso sia riduttivo realizzarlo solo come una vetrina per le fotografie che scattiamo, ma questo è il mio pensiero, è solo un mio semplice punto di vista.
Ecco allora che personalmente ho deciso di accompagnare le mie foto con qualche aneddoto o qualche riflessione, che credo permetta solo di conoscermi un po’ più a fondo, anche se mi auguro che le mie fotografie possano già in parte parlare di me.
Questo cervo volante, la sua silhouette… l’ho fotografato così perché mi piaceva. Semplicemente, in quel momento, ho trovato tutto stimolante: le sue forme che quasi si perdevano nell’ombra, sullo sfondo scuro… ma c’erano anche quei bagliori di luce che si riflettevano sulla sua corazza. Perchè di corazza si tratta, quella che lo protegge, e che ognuno di noi si costruisce per sopravvivere emotivamente.
Amo stare in natura, la sento come una seconda casa. Seconda? Forse è la unica casa dove ogni mia pesantezza viene sollevata, dove ritrovo le energie perse nella giornata, dove anche il giorno successivo mi sento bene, mi sento meglio.
E davvero spero che per ognuno di voi sia altrettanto. Abbiamo una risorsa incredibile, ma dobbiamo prima di tutto rendercene conto e quindi proteggerla.
Spengo il motore. Esco dall’abitacolo caldo e questo freddo frizzante che mi avvolge mi fa sentir ancor più vivace e allegra.
Ci sono stranamente pochissime persone… me lo godo tutto, questo Lago Superiore di Fusine.
Osservo piacevoli scorci del bosco innevato, nella tranquillità più assoluta e nel silenzio. Che pace. Che spettacolo!
Fotografo, senza rendermi conto della temperatura che ancora si sta abbassando.
Si, le mie mani lo sentono bene il gelo. Ma è tutto così bello!
Ma vien sempre il momento del rientro. Torno sui miei passi, i capelli che fuoriuscivano dal cappuccio sono rigidi e ghiacciati. Bianchi, come la neve che mi circonda. Trovo bellissimo anche questo, e sorrido.
Vorrei non lasciar più questo posto, almeno ora che son rimasta solamente io.
Quando si è soli in natura, si sente ancora di più il legame che abbiamo con lei.
Prendo un respiro profondo e… arrivederci Fusine!
E’ sempre un’emozione vedere nascere una nuova vita, anche se si tratta di un insetto. Le libellule sono esseri meravigliosi, sono l’essenza dell’estate!
Essendo feroci predatrici di insetti, sono nostre preziose alleate, amiche le definirei. Purtroppo come sempre l’uomo non si rende conto di essere una minaccia anche per queste splendide creature: gli stagni e i torrenti lungo i quali si nutrono e si riproducono, sono sempre più minacciati dall’inquinamento e dall’intervento dell’uomo.
Adoro trascorrere del tempo ad osservare i loro voli acrobatici e velocissimi: libellule, damigelle, effimere sono creature che mi affascinano moltissimo.
Con i suoi colori, lo sbocciare dei fiori e le belle giornate di sole, la primavera segna la bellezza della vita nel suo massimo splendore.
Vero è che per qualche ora, qualche giorno fa, siamo tornati a trascorrere un giorno quasi invernale, con la pioggia -anche la neve! magari poter andare in Carso 🙁 – e una Bora fredda e gelida che ci ha fatto ricordare l’inverno appena trascorso. Chissà come l’avranno passata questa atipica giornata di aprile le rondini che ci hanno già fatto visita e cosa avranno pensato… chissà le prime e magnifiche fioriture del sottobosco… beh, in tempo di zona rossa Covid mi rassegno a visitare quei luoghi solo con la mia fantasia…
Questa è una Hepatica nobilis, Erba trinità, fotografata a fine febbraio. C’erano già temperature decisamente miti… Quanta la voglia di rinascere, la voglia di ritornare a vivere la nostra abituale vita proprio come fanno loro…
Inevitabilmente mi rattristo pensando a tutte le fioriture che mi sto perdendo ma soprattutto sento la mancanza di quell’ambiente che per me, e son sicura posso parlare anche a nome di molti di voi, rappresenta una cura, un momento di conforto, un abbraccio per il cuore e l’anima.
Il nome di questo delicato fiore, il bucaneve, Galathus nivalis, deriva da due parole greche che lo descrivono come un fiore bianco come il latte la cui fioritura avviene dopo l’inverno. Viene anche chiamato comunemente stella del mattino.
Un’antica leggenda narra che quando Adamo ed Eva furono scacciati dal paradiso terrestre si trovarono in una terra buia e gelida. In quel luogo desolato Eva fu colta da un momento di sconforto. Un angelo, mandato dal Signore che ebbe compassione di lei, prese dei fiocchi di neve e li soffiò verso di lei. Quando i candidi fiocchi di neve giunsero per terra si trasformarono in boccioli facendo così apparire i bucaneve. Grazie a quel miracolo Eva riacquistò la speranza e riprese il cammino.
Quando vedo i bucaneve nel sottobosco vengo colta dalla gioia, sono sempre così felice di trovare le prime fioriture. Anno dopo anno. E le prime fioriture, sappiamo, segnano la fine dell’inverno, buio e freddo, e annunciano l’arrivo della stagione dei colori e della gioia.
Nel linguaggio dei fiori e delle piante i bucaneve sono il simbolo della vita e della speranza, si dice sia il fiore ideale per festeggiare i cambiamenti, le nascite e i nuovi propositi. E ne abbiamo tutti un gran bisogno, soprattutto in questo periodo!